Uccello nuota nel Metaverso (Leonardo) (2023)
wallpaper and digital printing on aluminium
340 x 40 cm and 30 x 30 cm
wallpaper and digital printing on aluminium
340 x 40 cm and 30 x 30 cm
Questa serie di lavori nasce da un’ immaginario ibrido, al
confine tra figurazione e astrazione, all’interno del quale non c’è possibilità per una comprensione oggettiva, univoca. L’artista inizia la propria ricerca esplorando un bacino di fonti estremamente ampio, immagini di diversa origine compongono un archivio in continua espansione, grazie al quale rielabora i sistemi compositivi e tenta di entrare in contatto con l’emotività e la sensibilità di chi queste immagini le ha create originariamente. Il processo creativo dell’artista si distingue attraverso il sistematico riutilizzo di immagini già esistenti, prassi metodologica, e la conseguente disposizione razionale e simultaneamente caotica di questi elementi
ricontestualizzati, prassi estetica. Con le opere di Mondini i registri iconici si intersecano; scalfita la superficie, le forme vengono decostruite e ricontestualizzate ottenendo così un universo formale coerente che favorisce lo scambio e il dialogo polisensoriale. Superato il dualismo ontologico tra oggetto e immagine, è chiaro come il bacino a cui l’artista attinge sia la società in cui viviamo; la realtà abitata da ciascuno di noi diventa, in questo caso, il suo archivio. Il rapporto con le immagini preesistenti, infatti, è tutt’altro che passivo, Mondini se ne impossessa attraverso una sorta di movimento iconoclasta, un continuo processo di distruzione e ricostruzione. Le immagini non rivendicano alcuna verità assoluta, il lavoro della mano dell’artista, a tratti pittorico, è più che evidente. Nato in risposta alla sempre più ossessiva e bulimica proliferazione di immagini, il lavoro di Mondini offre una doppia percezione del digitale, punto di partenza costante per la sua produzione artistica: una analitica, attenta e in stretta relazione con gli aspetti più tecnologici e legati al medium, ed una, al contrario, sintetica, ovvero legata alle immagini mentali che risultano nella nostra percezione dell’opera.
confine tra figurazione e astrazione, all’interno del quale non c’è possibilità per una comprensione oggettiva, univoca. L’artista inizia la propria ricerca esplorando un bacino di fonti estremamente ampio, immagini di diversa origine compongono un archivio in continua espansione, grazie al quale rielabora i sistemi compositivi e tenta di entrare in contatto con l’emotività e la sensibilità di chi queste immagini le ha create originariamente. Il processo creativo dell’artista si distingue attraverso il sistematico riutilizzo di immagini già esistenti, prassi metodologica, e la conseguente disposizione razionale e simultaneamente caotica di questi elementi
ricontestualizzati, prassi estetica. Con le opere di Mondini i registri iconici si intersecano; scalfita la superficie, le forme vengono decostruite e ricontestualizzate ottenendo così un universo formale coerente che favorisce lo scambio e il dialogo polisensoriale. Superato il dualismo ontologico tra oggetto e immagine, è chiaro come il bacino a cui l’artista attinge sia la società in cui viviamo; la realtà abitata da ciascuno di noi diventa, in questo caso, il suo archivio. Il rapporto con le immagini preesistenti, infatti, è tutt’altro che passivo, Mondini se ne impossessa attraverso una sorta di movimento iconoclasta, un continuo processo di distruzione e ricostruzione. Le immagini non rivendicano alcuna verità assoluta, il lavoro della mano dell’artista, a tratti pittorico, è più che evidente. Nato in risposta alla sempre più ossessiva e bulimica proliferazione di immagini, il lavoro di Mondini offre una doppia percezione del digitale, punto di partenza costante per la sua produzione artistica: una analitica, attenta e in stretta relazione con gli aspetti più tecnologici e legati al medium, ed una, al contrario, sintetica, ovvero legata alle immagini mentali che risultano nella nostra percezione dell’opera.
This series of works comes from a hybrid imaginary, al boundary between figuration and abstraction, within which there is no possibility for an objective, unambiguous understanding. The artist begins his research by exploring an extremely large pool of sources, images of different origins make up an ever-expanding archive, thanks to which he reworks the compositional systems and tries to get in touch with the emotion and sensitivity of those who these images originally created them. The artist's creative process is distinguished through the systematic reuse of already existing images, methodological practice, and the consequent rational and simultaneously chaotic arrangement of these elements
recontextualized, aesthetic praxis. With Mondini's works the iconic registers intersect; once the surface is scratched, the forms are deconstructed and recontextualized thus obtaining a coherent formal universe that favors multi-sensory exchange and dialogue. Having overcome the ontological dualism between object and image, it is clear that the basin from which the artist draws is the society in which we live; the reality inhabited by each of us becomes, in this case, his archive. The relationship with the pre-existing images, in fact, is anything but passive, Mondini takes possession of them through a sort of iconoclastic movement, a continuous process of destruction and reconstruction. The images do not claim any absolute truth, the work of the artist's hand, at times pictorial, is more than evident. Born in response to the increasingly obsessive and bulimic proliferation of images, Mondini's work offers a double perception of the digital, a constant starting point for his artistic production: an analytical one, attentive and in close relationship with the more technological and medium, and one, on the contrary, synthetic, or linked to the mental images that result in our perception of the work.
recontextualized, aesthetic praxis. With Mondini's works the iconic registers intersect; once the surface is scratched, the forms are deconstructed and recontextualized thus obtaining a coherent formal universe that favors multi-sensory exchange and dialogue. Having overcome the ontological dualism between object and image, it is clear that the basin from which the artist draws is the society in which we live; the reality inhabited by each of us becomes, in this case, his archive. The relationship with the pre-existing images, in fact, is anything but passive, Mondini takes possession of them through a sort of iconoclastic movement, a continuous process of destruction and reconstruction. The images do not claim any absolute truth, the work of the artist's hand, at times pictorial, is more than evident. Born in response to the increasingly obsessive and bulimic proliferation of images, Mondini's work offers a double perception of the digital, a constant starting point for his artistic production: an analytical one, attentive and in close relationship with the more technological and medium, and one, on the contrary, synthetic, or linked to the mental images that result in our perception of the work.